mercoledì 24 maggio 2017

Una stanza tutta per sé a Marrakech

Marrakech, Marrakech-Tensift-Al Haouz, Marocco
A pochi passi dalla principale sede universitaria della città, l'appartamento è nel quartiere residenziale di Semlalia, tra zagare e palme. Da qui si raggiunge la medina in 15 minuti con il bus e i...

venerdì 25 settembre 2015

Il caso di Carla e Franco. La fiducia, le persone, la mafia

   Sono sempre stata dalla parte di Carla. E di Franco. Facile, sono miei amici, li conosco da sempre. 
   
Delle mafie so poco. Di Italia e di democrazia non finisco mai di imparare. 
In un caso come quello di Carla (a sinistra, nella foto presa dal web) e Franco che solo nel finale - una piena assoluzione - mi conferma fiducia nella democrazia, restano aperte un sacco di domande. 


   1. Carla era stata eletta sindaco con un sistema che dà fiducia alla persona, proprio perché in paesi dove tutti si conoscono, il volto, la faccia pulita è importante. Certo, tutti possono sbagliare, ma la velocità con cui si è tolta fiducia a Carla e Franco è stata impressionante. Un anno di domiciliari.

   2. Un cittadino riconosciuto come mafioso e per questo pluricondannato era tra i principali accusatori con le sue dichiarazioni strane e male interpretate per giunta. E come è possibile che gli si sia data tutta questa fiducia? 

   3. Politici, questi sconosciuti. A parte singole voci, e tutte per me in clamoroso ritardo, i partiti non si sono sentiti; persino quello che aveva sostenuto la candidatura di Carla, non si è mai esposto. Il vecchio Pd è rimasto in silenzio, poi il nuovo, con la scusa che era nuovo ...

   4. Oh, nessuno che abbia cercato di capire all'inizio cosa stesse succedendo: capi d'accusa pesanti come macigni e appesi a fili di capelli. Un processo che ora si dice poteva addirittura non cominciare. Ma niente. Se entra in gioco la magistratura, in Italia nessuno più tocca palla. 

   5. Ora Rosy Bindi muove un'inchiesta sull'antimafia. Era ora, dico. Mettiamo la cosa sotto l'etichetta "democrazia,  eppure si muove". 

   6. Del resto, quando si tratta di mafie, in Italia si fatica anche a esprimere giudizi di letteratura, vedi il caso Saviano. 

   7. Secondo me Carla aveva ambizioni giuste e numeri per giocare un ruolo politico su scala nazionale. E ho un sospetto: non è che con tutto quel suo fare e dire contro le mafie ha dato fastidio a qualcuno?
Per carità, è solo un sospetto.

   8. Due anni di fango, detenzione e ansia potranno mai essere risarciti? E che danno è: contro la morale, contro il fisico o contro la democrazia?

 Ps
Dedicato a quanti il 3 dicembre 2013 mi hanno detto: "Visto, la tua amica l'ha combinata proprio grossa"

mercoledì 5 novembre 2014

Chi ci sa fare con la deontologia?

Comunicato stampa
Usciamo dal silenzio: Il servizio del settimanale “Chi” sulla ministra Marianna Madia offende tutte le donne.
 
I risultati e le conquiste delle battaglie delle donne italiane per combattere il sessismo e la discriminazione sono stati in questi anni numerosi e importanti nel tentativo di modificare lo sguardo della politica e della società sulle donne, sul loro lavoro e sul loro ruolo nella vita privata e pubblica.
Per queste ragioni ci fa tornare indietro, a una sottocultura che speravamo fosse seppellita, il servizio di due pagine con un titolo a caratteri cubitali “La Madia ci sa fare col gelato” pubblicato oggi dal settimanale "Chi" che non solo lede l'immagine e il ruolo di una ministra della Repubblica ma, insieme a lei, offende tutte le donne.
Non c'è, nel servizio, nulla di giornalistico, nulla che possa essere definito o scambiato per un fatto di cronaca. Ci sono invece delle innocue immagini usate contro la ministra Marianna Madia per il suo essere donna e giovane, con titolazione e testi chiaramente sessisti, che ancora una volta piegano il ruolo della donna al più vieto degli sguardi maschili.
Questo uso di un settimanale è gravissimo prima ancora che volgare e offensivo: altera faziosamente la realtà del fatto in sé quanto della società, che vogliamo sperare sia un passo avanti e non voglia derogare dallo sforzo, che deve essere condiviso da donne e uomini, di rendere più civile il discorso pubblico e migliore la vita di tutte e di tutti.

Usciamo dal silenzio

giovedì 5 dicembre 2013

Io sto con Carla e Franco

Lo choc è stato grande, lo ammetto. Il coinvolgimento emotivo anche. La notizia dell'arresto di Carla Girasole, mia amica, ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, non sono ancora riuscita a comprenderla del tutto. Ho letto le agenzie e gli articoli; ho cercato di capire a distanza, da Marrakech, dove ora mi trovo, cosa sia accaduto. Carla e il marito, Franco, suo strettissimo collaboratore, sono accusati in sostanza di doppiogiochismo. In segreto avrebbero stretto accordi con i più noti esponenti della n'drangheta calabrese, mentre in pubblico li combattevano. Carla, frontwoman sul palco dell'antimafia, dietro le quinte tesseva la tela dell'inciucio, proprio grazie a Franco. Eletta con i voti della n'drangheta, 1.350 su 3.360 preferenze, avrebbe poi reso favore su favore, garantendo appalti e privilegi.
Una cosa grave, una cosa che non possono aver fatto. 


In cambio preferenze ci furono favori su terreni confiscati 
(ANSA) - CROTONE, 3 DIC - La cosca di 'ndrangheta degli Arena assicuro' 1.350 voti per l'elezione di Carolina Girasole a sindaco di Isola Capo Rizzuto. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari distrettuale di Catanzaro, Abigail Mellace, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Salvatore Curcio. Nelle oltre cinquecento pagine dell'ordinanza il giudice evidenzia che ci fu un accordo tra Franco Pugliese, marito di Carolina Girasole ed anch'egli posto ai domiciliari, con Massimo e Pasquale Arena, figli del boss Nicola Arena, per "ottenere voti effettivamente reperiti ed assicurati dalla cosca in misura di almeno 1.350". L'accordo tra la cosca e l'allora sindaco era finalizzato a "futuri favoritismi - prosegue il giudice - ed agevolazioni in favore della consorteria di 'ndrangheta da parte del sindaco e della sua amministrazione. Favori che, nel caso di specie, si concretizzavano, attraverso un'attivita' amministrativa apparentemente lecita e sapientemente guidata, nell'assicurare alla cosca Arena non solo il mantenimento di fatto del possesso dei terreni confiscati a Nicola Arena, quanto la loro coltivazione a finocchio e la relativa raccolta dei prodotti inerenti all'annata agraria 2010". (ANSA).

LE 03-DIC-13 14:14 NNNN

Prima che all'indagine, ho pensato alle persone. Quelle che ruotano attorno a Carla e Franco sono tutte persone amiche, parenti, affini. Le conosco una per una e subisco con loro lo schiaffo, l'onta, la rabbia in un crescendo da tragedia all'italiana.

Isola Capo Rizzuto è un paese difficile. Secondo le stime che proprio Carla la scorsa estate mi ha illustrato, il 30 per cento di chi lo abita è legato alla n'drangheta. "Vuol dire che tre persone su dieci di quelle che conosciamo sono dei loro. Sei sicura?", le ho chiesto deglutendo a vuoto. Carla, guardandomi negli occhi, ha annuito. Quella sera in pizzeria, agli inizi di agosto, ho passato in rassegna artigiani, maestranze, tecnici, donne e uomini che, nel corso degli anni, ho conosciuto e coinvolto nei piccoli o grandi lavori del quotidiano. Tre su dieci avevano di sicuro lavorato anche per la n'drangheta. Ma con certezza ho escluso le persone del cuore, perché so che pane hanno mangiato.

Tre anni di intercettazioni hanno stretto il cerchio degli inquirenti su n'dranghetari e affari: 13 arresti. Ora dicono che un'auto esplosa (quella di Carla) e una casa incendiata (quella di Franco, al mare) siano opera di criminalità comune. Carla, eletta sindaco nel 2008, ha caratterizzato il suo mandato sull'impegno in nome della legalità, in un paese più volte commissariato per infiltrazioni, non certo di umidità. Ha ricevuto minacce di morte; il municipio è stato più volte preso di mira da vandali.

 Arena commenta ironicamente fama "antimafia' ex sindaco Girasole 
(ANSA) - CROTONE, 3 DIC - "Glielo direi io come ha preso i voti". E' questa una delle frasi pronunciate da Pasquale Arena, figlio del boss dell'omonima cosca Nicola Arena, nel corso di una conversazione intercettata e riportata nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Catanzaro, Abigail Mellace, nei confronti dell'ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, del marito, Franco Pugliese, e di altre persone coinvolte nell'indagine. Nel corso delle indagini condotte dalla Guardia di finanza e coordinate dal sostituto procuratore generale Salvatore Curcio, sono state effettuate numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali. In una delle conversazioni Pasquale Arena sostiene che si era molto attivato per procurare voti al sindaco "facendo favori ai cristiani". Il figlio del boss commenta poi "ironicamente - e' scritto nell'ordinanza di custodia cautelare - la fama mediatica di sindaco antimafia conquistata dalla Girasole mettendo in diretta relazione l'immagine pubblica della donna con l'eloquente frase 'glielo direi io come ha preso i voti'. Arena, stizzito, ricorda poi anche che il suo diretto interlocutore, Francesco Notaro, dipendente comunale e responsabile dell'ufficio demografico del Comune di Isola Capo Rizzuto, che gli aveva indicato la Girasole come 'la persona da portare avanti' in campagna elettorale. Pasquale Arena, nella conversazione intercettata, ricorda anche che "quella notte, andando e tornando da Crotone, gli abbiamo procurato 350 voti anche con sigarette e omaggi". (ANSA).  
LE 03-DIC-13 15:06 NNNN

Il paese è sempre stato diviso in due: quelli Perbene e gli Altri. Tutti conoscono gli Altri. Li riconoscono quando vedono le loro foto. Ridono con amarezza quando le nuove generazioni di Altri finiscono in manette e si avviano in carcere con la laurea della Bocconi in tasca e la Luis Vuitton sulla spalla. Fanno affari con i grandi appalti dell'Expo, a quel che risulta, ma si vede che servono anche gli spiccioli dei finocchi. Questa estate, quando un gruppetto di Altri faceva le gare con le moto d'acqua sullo specchio di mare dove nuotavano anche i bambini, quelli perbene non hanno chiamato la Guardia costiera. Lo hanno fatto i turisti. Poi, la Guardia costiera arriva, mossa anche da filmati ripresi con i telefonini e inviati in diretta, e quelli perbene allontanano i bambini. Gli agenti scattano foto e vuoi mica che ti chiamino a testimoniare... dicevano sulla spiaggia.

Questo lo so, lo sappiamo tutti. Lo sanno anche gli Altri.

Ma quelli perbene che in paese sono tanti, sette su dieci, sono anche soli. Preferiscono non farsi coinvolgere per via della solitudine, quando sono persone di cultura, o per vergogna, se fanno parte dei semplici. In ogni caso, per paura. Sono stanchi e demoralizzati, assuefatti da una politica lontana, sempre distratta dai ricavi. Quanto vale il centro di accoglienza di Capo Rizzuto? A chi fa comodo tenere chiuso l'aeroporto di Sant'Anna, strappato molti anni fa agli F16 statunitensi? Quanto rende il parco eolico, anche se è collocato in un angolo senza vento?
Sono Perbene, osservano, ascoltano, sanno di subire ingiustizie, ma hanno anche imparato che a muoversi ci si espone a rischi che nessuno poi contribuisce a limitare se non a debellare del tutto. Gli Altri muovono il vento. Ai Perbene resta il ruolo di fogliolina.

Ora, io so che Carla e Franco hanno spiegato l'orrore della n'drangheta alle loro figlie. Io c'ero. E c'ero anche quando hanno ricevuto spiegazioni, ai tempi, dai loro rispettivi genitori.
Carla e Franco sono sempre state persone con la schiena dritta. E ho fiducia nella magistratura che al momento ha ascoltato solo le parole degli Altri, poi, spero prestissimo, ascolterà anche quelle di Carla e Franco. Carla, intanto, non è stata rieletta sindaco, ha ottenuto solo 1.188 voti. Non sono bastati i favori fatti agli Altri, evidentemente. E non è stata nemmeno eletta in Parlamento, dove s'era candidata per la lista Monti.

Procuratore, verita' dobbiamo seguirla fino in fondo 
(ANSA) - CROTONE, 3 DIC - "Il dolore e' di tutti perche' questo alimenta la sfiducia". Lo ha detto il procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, che ha illustrato stamane a Crotone l'operazione della Guardia di finanza chiamata "Insula" che ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare. Il provvedimento e' stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, Abigail Mellace, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale, Salvatore Curcio. In carcere sono finiti Nicola Arena, boss di Isola Capo Rizzuto; i figli Massimo e Pasquale; Francesco Ponissa, Salvatore Arena, di 22 anni; Luigi Tarasi, Vittorio Perri ed il poliziotto Carlo Capizzano. Ai domiciliari sono stati posti l'ex sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole e il marito Francesco Pugliese, oltre ad Antonio Demeco. "Le investigazioni sottoposte al giudice - ha aggiunto Lombardo - nascono dalle osservazioni della cosca Arena. Non abbiamo seguito le elezioni del 2008. Non ce ne era motivo. Ma la verita' dobbiamo seguirla fino in fondo". L'ipotesi sulla quale si basano le indagini sono le intercettazioni telefoniche ed ambientali dalle quali gli Arena sostengono, proprio in riferimento a Carolina Girasole, "noi l'abbiamo sostenuta attraverso il marito". "Proprio in base a questo - ha aggiunto Lombardo - sperano in quello che realmente avviene". Il sostituto procuratore distrettuale Giovanni Bombardiere ha evidenziato che l'operazione della Guardia di Finanza "prova le infiltrazioni di cosche di 'ndrangheta nella pubblica amministrazione". Alla conferenza stampa, introdotta dal comandante provinciale di Crotone della Guardia di finanza, colonnello Teodosio Marmo, ha partecipato il procuratore della Repubblica di Crotone, Raffaele Mazzotta, il quale ha sottolineato che "lo Stato c'e' anche in quei territori apparentemente nelle mani del'illegalita'". (ANSA).

YRZ-LE/MED 03-DIC-13 15:11 NNNN


venerdì 4 ottobre 2013

Pourquoi Lampedusa mérite-t-elle le prix Nobel


La paix n’est pas un concept abstrait. La paix est un geste vers les hommes, les femmes et les enfants. Il n’existe aucun autre lieu au monde où l’on ait vu mettre en pratique cet engagement de façon si constante et déterminée. Cet endroit, c’est un petit village perdu au milieu de la mer, Lampedusa. Avec tous ses habitants, ses sauveteurs, ses médecins, ses bénévoles. Dernièrement, ils ont encore sauvé les vivants et recueilli les morts.
J’en ai fait personnellement l’expérience. Dans la nuit du 23 au 24 septembre 2005. Un homme que je ne connaissais pas et qui ne me connaissait pas m’a vu dans la mer nageant à la dérive. Il m’a aidé à remonter sur les rochers, puis il m’a fait étendre sur la pierre. Il a enlevé sa chemise et m’en a couvert la poitrine. Je continuais à trembler de froid. Alors, il s’est allongé au dessus de mon corps. Il était lourd, et comment. C’est comme ça qu’il m’a réchauffé. Sans savoir qui j’étais. J’étais sale, j’avais une barbe hirsute de plusieurs mois, j’aurais pu être malade, contagieux. J’ai imprimé sa voix et ses mots dans mon cœur. Ils méritent d’être répétés : « Ce pauvre homme a passé près de cinq heures à demander de l’aide, disait-il à ceux qui étaient autour de lui. Je l’ai entendu crier vers dix heures. Je pensais que c’était un de ces touristes ivres qui dorment sur la plage, et j’ai même dit : Qui va là ? Mon Dieu, pardonne-moi. Cet homme est gelé. Il tremble… Allez, que quelqu’un apporte une couverture, cette homme est en train de mourir de froid. Courage, on t’apporte une couverture pour que tu te réchauffes ». Ensuite, il s’est agenouillé pour me frotter les pieds.
Quelque temps après la publication, dans L’Espresso, de mon enquête sous couverture, nous nous sommes revus pour la première fois. Massimo Costanza n’était pas un sauveteur professionnel. Il est électricien dans un hôtel, marié, avec des enfants. En somme, une personne normale. Loin des centres de rétention où les survivants sont placés, comme le veut la loi, loin des fils barbelés, de la détention jusqu’à dix-huit mois, loin d’une politique étrangère incompétente qui n’aboutit à rien, telle est Lampedusa. Ces personnes ne font pas de différence entre amis et ennemis, compatriotes et étrangers, citoyens et immigrants.
C’est pourquoi, une fois inhumés les dizaines et les dizaines de morts, une fois la polémique calmée, – et alors qu’en 2012, l’Union Européenne, aujourd’hui coupable absente dans cette tragédie des rives de la Méditerranée, a été primée – ce sont bien les habitants de cette île, capitale mondiale d’humanité, qui méritent le Prix Nobel de la Paix.

giovedì 26 settembre 2013

Gli italiani, la pasta e i gay

Secondo l'Eurispes, l'Istituto di studi politici, economici e sociali, per l'82 per cento degli italiani l'omosessualità non sarebbe più un taboo.

Dall’ultima indagine condotta dall’Eurispes sul tema omosessualità emerge che l’82% degli italiani dichiara di non avere nei confronti degli omosessuali atteggiamenti diversi rispetto a quelli che si hanno nei confronti di chiunque altro. Il 9,4% dichiara di sentirsi imbarazzato in loro presenza, mentre il 4,5% afferma che preferisce non entrarci in contatto. Solo l’1,3% mostra apertamente un atteggiamento di disapprovazione nei loro confronti. Osservando questi dati emerge, dunque, che soltanto il 15% circa degli intervistati non ha un atteggiamento di completa e serena accettazione con gli omosessuali, e vive condizioni di disagio, più o meno marcate (che vanno dall’imbarazzo alla disapprovazione manifesta), quando vi entra in contatto. 
Dice "serena e completa accettazione". Ma i conti di sondaggisti e ricercatori chissà perché non mi tornano mai.
In una sola giornata il termometro delle opinioni (non richieste, libere e pubblicate sul web senza troppe ricerche) dice altro.

Il manager dichiara:
«Non metterei in una nostra pubblicità una famiglia gay perché noi siamo per la famiglia tradizionale. Se i gay non sono d’accordo, possono sempre mangiare la pasta di un’altra marca. Tutti sono liberi di fare ciò che vogliono purché non infastidiscano gli altri». Guido Barilla a La zanzara, su Radio24, 25 settembre 2013.
 La Rete risponde: boicottiamo Barilla


Via Twitter arrivano le scuse.
Ma non tutti sono d'accordo:


In effetti, dice Eurispes:
La maggioranza degli intervistati (51%) considera l’omosessualità come una forma d’amore alla stregua dell’eterosessualità. Il 35,3% ha dichiarato, invece, di tollerare l’omosessualità, purché non venga ostentata, mentre il 9% (vale a dire meno di un italiano su 10) ritiene che sia sinonimo di immoralità. Le donne, in generale, accettano con maggiore serenità e naturalezza l’omosessualità: gli uomini, infatti, appaiono, essere meno persuasi che l’amore tra persone dello stesso sesso sia uguale a quello eterosessuale: esprime questo parere il 47% dei maschi, contro il 54,7% delle donne. I primi, però, appaiono essere lievemente più tolleranti rispetto alle donne (36,6% contro il 34,2%) nei confronti dell’omosessualità, purché questa non venga ostentata. Esiste, infine, una certa differenza percentuale tra uomini e donne nel ritenere l’omosessualità una forma di immoralità (11,4% contro il 6,7%). 
Cosa vuol dire "tollerare" purché "l'omosessualità non venga ostentata"?

La tolleranza ha sempre una sfumatura negativa, sottintende anche indulgenza, persino sopportazione.

L'amore, la convivenza e la fratellanza, può sembrare una battuta, ma sono fatte di tutt'altra pasta.